Ho capito chi sei… o forse no!
Istintivamente, di fronte a una persona, in parte anche al di fuori della nostra consapevolezza, noi cogliamo tutta una serie di segnali che da questa provengono. Ciò avviene sia quando il nostro interlocutore è pienamente cosciente di quanto vuole comunicare, sia quando i suoi gesti, le sue parole tradiscano o contraddicano le sue intenzioni.
Il nostro cervello, infatti, elabora ogni secondo centinaia di migliaia, se non milioni di informazioni. Parte di questo enorme lavoro, si svolge al di sotto della nostra consapevolezza. Ad esempio, al cervello pervengono informazioni che esso elabora a proposito della temperatura esterna, di un oggetto che sta comprimendo la nostra pelle (un abito stretto, l’orologio), o ancora dì un dettaglio fra i mille catturati dai nostri occhi nello spazio circostante. Questi dati vengono poi processato e filtrati in base alla loro rilevanza. Se un particolare, come per esempio il colore del telaio delle finestre in una stanza in cui ci troviamo non risulta interessante o peculiare, generalmente non lo percepiamo coscientemente. Se la finestra si muove con una certa regolarità in avanti e indietro per effetto della brezza, la nostra mente lo coglie, ma non lo porta all’attenzione vigile: dopo un pò, al contrario, ignorerà quel movimento. Tuttavia, se all’improvviso la finestra dovesse aprirsi con una velocità o con un’ampiezza di movimento insolita, inaspettata, a quel punto potremmo essere spinti ad osservarla, a porla in primo piano alla nostra coscienza per stabilire, in un tempo brevissimo, se sta per andare a sbattere. Quindi proveremmo, anche senza rendercene conto immediatamente, un senso di paura, di allerme. ln tal caso, attiveremmo anche il nostro sistema motorio per alzarci e andare a scongiurare il potenziale schianto.
Allo stesso modo, quando parliamo con qualcuno, o semplicemente lo osserviamo, raccogliamo una mole di informazioni che la nostra mente utilizza immediatamente per decidere se la persona è affidabile, degna della nostra amicizia, simpatica o se sta mentendo. Quello che ci arriva, in definitiva, è un’idea generale, sommaria di un aspetto della persona. Questo meccanismo che è in parte “automatico”, ha il vantaggio di essere molto rapido, “economico”, pratico e ci permette di agire nella realtà {anche quella sociale} in maniera tendenzialmente efficace. Ciò, tuttavia, non significa che l’idea, l‘immagine che ci formiamo corrisponda fedelmente alla realtà, ma soltanto che abbiamo informazioni sufficienti per poter rispondere rapidamente nella situazione. Millenni di evoluzione e adattamento sociale, ci hanno portati a imparare a valutare quasi istintivamente il nostro prossimo, in tempi rapidissimi e con un certo grado di affidabilità.
Ma cosa accade nelle interazioni e nelle relazioni quando il nostro giudizio fallisce?
Ce ne rendiamo conto più facilmente quando gli altri sbagliano ad attribuirci determinate caratteristiche, fraingendono e ci sentiamo giudicati erroneamente.