In maniera un po’ provocatoria e assolutamente riduttiva, affermo che
La vita di ciascuno si risolve in una lotta/convivenza continua fra controllare e lasciare andare, alla ricerca di equilibrio personale.
Qualcuno vive maggiormente nella posizione del controllo, qualcun altro al suo opposto. Qual è la scelta migliore? La formica o la cicala?
Forse servono entrambi. Un pò come il lancio di una lanterna cinese: occorre costruirla con perizia e orientarla, ma poi la sua traiettoria è lasciata alle correnti d’aria.
Se, ad esempio, uno studente si lascia andare alla continua improvvisazione, all’impulso del momento, alla “voglia”, molto probabilmente non sarà in grado di pianificare, sopportare la fatica, ritardare il piacere e ciò può condurre a conseguenze non sempre gradite che molti genitori conoscono bene. Al contrario, se lo studente è sempre organizzato, monitora tutto della propria vita, molto probabilmente otterrà buoni risultati, sarà stimato e tenuto in alta considerazione dagli adulti, ma pagherà uno stato di tensione psico-fisico che spesso sfocia in stress, ansia o altro.
Ritengo che oggigiorno siamo spesso “costretti” a esercitare un controllo puntuale della nostra vita. Rispetto a, diciamo, cinquant’anni fa, viviamo in una società molto più orientata al controllo.
Una società centrata sul controllo
Pensa soltanto a quanti beni personali possiedi rispetto ai tempi dei tuoi nonni (auto, dispositivi tecnologici, elettrodomestici) che richiedono tempo per adempiere azioni concrete quali la manutenzione, la protezione (da potenziali furti), la riparazione. A livello psicologico, invece,tutte queste cose presuppongono un’attenzione più o meno continuativa, il che implica anche una certa dose di pre-occupazione costante.
Inoltre, rispetto a decenni fa, un genitore controlla molto più da vicino la vita del figlio. Con l’avvento del registro elettronico c’è chi monitora l’andamento del figlio in tempo reale con assiduità provetta degna di un broker finanziario che segue i titoli in giornata! La vita è tutta cadenzata da impegni, scadenze.
Anche il tempo libero può diventare occasione di controllo: gli impegni sportivi, per quanto ricreativi, devono pur sempre rientrare in orari prestabiliti da incastrare con tutto quanto detto prima. Il mondo della pubblicità e dei consumi insinua che possiamo controllare ogni aspetto della nostra vita. Compra il prodotto giusto e appaga quel bisogno.
Prodotto = risposta a un bisogno = controllo di quell'aspetto della vita = controllo del prodotto = tempo e dedizione al prodotto.
Sarebbe interessante poter analizzare puntualmente il tempo che dedichiamo ogni giorno a pensare, a occuparci anche solo mentalmente di tutte queste cose (oggetti, impegni, situazioni) e poi domandarci:
- Ma era tutto tempo assolutamente necessario?
- C’era qualcosa che potevo lasciare andare?
Non è tutto bene o tutto male.
Osserviamo un po’ più nel dettaglio pro e contro del controllare e lasciare andare.
Vantaggi del controllare
- E’ più probabile che tu venga considerato socialmente affidabile
- Tendi a raggiungere gli obiettivi che ti prefiggi (controllando i processi per ottenerli, organizzandoti)
- Eviti imprevisti: non ti capita che ti sfugga una polizza da pagare, non ti trovi all’ultimo organizzare un progetto.
- Sai quello che ti aspetta: la tua vita è così ben organizzata che ti senti a tuo agio, appagato, non ci sono brutte sorprese*
- la vita si semplifica: tutta la realtà viene vagliata da te, tutto passa sotto i tuoi filtri mentali, tutto viene catalogato
Svantaggi del controllare
- Alimenta l’ego. Tutto dipende da te. Quando le cose girano bene ti senti bene (o anche meglio), ma quando le cose non vanno per il verso giusto, ti incavoli, o ti butti a terra o, come meccanismo di difesa, te la prendi con gli altri, con la vita.
- Richiede un certo-elevato dispendio energetico: causa delle azioni (energia muscolare) e dei pensieri ( energia neuronale) necessari a mantenere sempre attivo il sistema di vigilanza (sistema endocrino).
- *Vivi con estrema frustrazione ogni evento che disattende le tue aspettative. La convinzione sottostante è: “Se mi impegno e sono accorto, astuto, le cose andranno così e cosà, è tutto nelle mie mani”. Ma la vita è prodiga di trabocchetti, scherzetti e stupende occasioni per mettere in discussione i nostri piani. La realtà è più grande della tua mente.
- Perdi di vista o non riesci a cogliere occasioni, le improvvisate della vita perché sei troppo concentrato “sul tuo”
- Perdi la lucidità, quello stato di sufficiente distensione per essere ricettivo, creativo e flessibile di fronte ai problemi, agli imprevisti, alle sfide.
- Diventi il perfetto risolutore, un formidabile problem solver… per gli altri. In nome dei principi “se vuoi una cosa fatta bene, falla tu stesso” e “le cose quando si fanno, si fanno bene” non ti spieghi come ma ti trovi sempre tu con gli oneri più grandi da portare avanti. Del resto, “Tu lo fai così bene”… “Sei così affidabile”, “A te piace farlo, si vede”. Diventi il perfetto bersaglio del gioco scarica-barile (Se sei donna moltiplica per 3 gli effetti!).
- Diventi insopportabile per qualcuno, magari molto a vicino a te. O, altrimenti, lo fai andare fuori di testa (ovviamente non si tratta del tuo vicino rompino!).
Un’alternativa? L’autoascolto. Ne parlerò in futuro. Per il momento:
Domande stimolo per te:
- Cosa posso lasciare andare un po’ di più oggi.
- Cosa merita di essere considerato, pianificato, monitorato? (i compiti tuo figlio, un tuo dipendente, lo stato di avanzamento di una pratica?)
- Dove potresti rivolgere le tue energie, la tua attenzione, in alternativa? (alla tua salute, ai colori del cielo, a un sorriso, al tempo libero, al contemplare la fugacità della vita?)
- In quale ambito, al contrario, non stai ponendo la tua attenzione? (che non coincide necessariamente con il controllo)
Buona riflessione,
Coach Stefano